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Post by do on Dec 28, 2005 19:23:16 GMT 1
Un fine settimana a Merano dà l'impressione di balzare indietro di un secolo, con gli spazzacamini che si incontrano ancora per strada, i mercatini di Natale con gli artigiani che creano al momento i loro oggetti e i balli di Capodanno insolitamente trascorsi a ritmo di walzer, in ampi saloni di memoria asburgica. Merano fu molto in voga alla fine dell'Ottocento, tanto da diventare una piccola capitale di stile, con palazzine liberty, art déco o eclettiche. L'eco di quei giorni non si è del tutto spento ed è soprattutto in dicembre che l'anima mitteleuropea, fatta di balli eseguiti volteggiando sulle note di Strauss, torna con più forza, rendendo Merano ricca di un fascino particolare. A cominciare dai dolci è tutta da scoprire: un kipferl caldo, una brioche a forma di mezzaluna farcita con pasta di mandorle appena sfornata, oppure una fetta della classica torta Sacher. Per i golosi l'ideale sono i tavolini del Café König in corso Libertà, che serve anche cioccolatini e prelibati pasticcini da tè. Si può poi scoprire la Passeggiata d'inverno, un percorso al coperto che parte dalla riva sinistra del fiume Passirio dal quale ammirare i palazzi e i caffè che si specchiano sulla riva opposta. La visita della città può proseguire attraversando piazza del Teatro, il cuore di Merano, per risalire verso piazza del Grano da cui si imbocca via dei Portici, con i suoi negozietti illuminati.
Ricalca la tradizione tedesca delle festività natalizie il mercatino di Natale di Merano, che si apre ogni anno a fine novembre e prosegue fino al 31 dicembre, ogni giorno dalle 10.30 alle 19.30.
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Post by do on Dec 28, 2005 19:27:29 GMT 1
Da Cutigliano a Doganaccia
Da Cutigliano parte il nostro itinerario lungo le pendici dell'Abetone, che in questa stagione offre i porcini più buoni del mondo.
Un'occasione per fare lunghe passeggiate in montagna, visitare antichi borghi in pietra e assaggiare le specialità tipiche della zona. Si parte da Cutigliano, un piccolo borgo verde, ricco di edifici storici, come il Palazzo dei Capitani della Montagna del XIV secolo, che conserva ancora oggi gli stemmi delle famiglie patrizie. La lunga storia del borgo, proprio come succede per le maggiori città toscane, è un susseguirsi di lotte tra le famiglie locali, che fortunatamente non hanno causato la distruzione di architetture e palazzi di inestimabile valore.
Dal centro storico (qui si incontra la trattoria da f*giolino di Luigi Innocenti, conosciuto per la sua bravura nel preparare piatti a base di funghi), parte la nuovissima funivia che porta alla frazione di Doganaccia. È la meta ideale per una camminata in vetta: si trova a 1600 metri di altitudine, costruita su un'antica dogana posta tra il Ducato di Modena e il Granducato di Toscana. Da qui si hanno due alternative. La prima: salire al crinale della Croce Arcana con un secondo tratto di funivia. La seconda: riscendere a piedi verso Cutigliano. Una gita piacevole e rilassante tra f*ggi e abeti, dove si possono fare abbondanti raccolte di funghi. Se si sceglie di salire al crinale, si raggiunge il bel lago dei Mirtilli, circondato da "boschi" di cespugli delle gustose bacche, a 1775 metri di altezza. Anche questa gita offre abbondanza di funghi, tra cui le gigantesche vesce, grosse sfere bianche dalla polpa profumata, e i prataioli dal cappello bianco, ideale da fare alla griglia.
Da Melo a Val Sestaione per i funghi di montagna
Per chi parte da Cutigliano, sono tantissime le possibilità di gite nelle frazioni vicine. Tra queste la più golosa è quella verso Melo, da cui deriva il nome di una patata bianca dal gusto delicato e dalla consistenza farinosa, coltivata oltre i mille metri di altitudine senza utilizzare alcun trattamento chimico. Il percorso che porta a Melo è lungo circa sette chilometri ed è ricco di sorprese per i micofili e per i buongustai. Fino ai 900 metri di altezza, infatti, si incontrano fitti castagneti grazie ai quali Melo è la patria di numerose specialità a base di castagne (ancora oggi fa parte delle Città del Castagno). In questa zona la farina di marroni è un culto ed è utilizzata in diverse ricette della cucina tradizionale, come il neccio, una soffice cialda cotta sulla pietra.
A Melo, vale la pena fermarsi alle Roncacce, un agriturismo dove, coccolati dai proprietari, si mangia bene e si gusta un'ottima caciotta, l'unica della zona prodotta con latte vaccino. Nella bella stagione, da qui si può proseguire per gite (impegnative) a caccia di mirtilli verso il monte Libro Aperto, oppure raggiungere l'Abetone sulla statale. Si può far sosta a Pianosinatico e Rivoreta, dove si trova il Museo etnologico della Gente dell'Appennino. Qui si fa un vero e proprio tuffo nel passato, attraverso oggetti d'epoca che testimoniano il lavoro e la fatica delle famiglie di montagna. Per gli appassionati di funghi e di montagna, il consiglio è quello di raggiungere la Val Sestaione per immergersi in un'altra foresta vasta e rigogliosa, quella di Pian di Novello, dove ha sede anche un orto botanico.
Ancora più in su si trova la Riserva naturale orientata di Campolino, dove tra f*ggi e abeti si aprono laghetti e zone umide, habitat naturale di una fauna e una flora in grado di attrarre appassionati e studiosi. E anche qui, nemmeno a dirlo, si raccolgono funghi di centinaia di specie.
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Post by do on Dec 28, 2005 19:40:53 GMT 1
Solitarie nella campagna, tra gli ulivi e i muretti a secco, le masserie hanno caratterizzato la Puglia fin dal periodo feudale. Sorte intorno all'anno 1000 con l'occupazione normanna, le masserie, il cui nome deriva dal latino "massa" che significa insieme di costruzioni rustiche, sono nate lungo le strade che i pastori percorrevano nel periodo della transumanza, dagli Appennini alla Puglia. Dapprima si trattava di una sorta di azienda agricola e non c'era possibilità di soggiornarvi, tranne che per il massaro e la sua famiglia. Poi dal Settecento divennero le case di campagna della nuova borghesia, che le impreziosì con statue e balaustre, elementi del Barocco di campagna. Oggi è il loro impianto architettonico, fatto di grandi spazi e di mura secolari, garanzia d'estate di temperatura fresca costante anche sotto il solleone, a rivelarsi ideale per ospitare residence, alberghi e ristoranti.
Una delle masserie-agriturismo più suggestive è la masseria Pizzo che sorge a pochi metri dal mare, a 6 km da Gallipoli, caratterizzata da una fitta pineta e da 120 ettari di macchia mediterranea che costituisce una sosta per molti uccelli migratori. A 300 metri di distanza sulla baia di Torre Pizzo, in cui il mare è costantemente piatto, sorge l'omonimo stabilimento balneare con spiaggia attrezzata, e bar. Residenza prediletta per gli ozi estivi dal re Ferdinando IV, la Casina dei Cari nel Settecento fu trasformata in masseria; da undici anni ospita un ristorante noto sulla costa; da due anni è anche albergo di sole 10 camere. Nel corpo centrale si trovano le tre stanze più belle, arredate con letti a baldacchino in ferro battuto e zanzariera, tendine ricamate, copriletti a fiori, resti di affreschi recenti alle pareti. Le altre sette, affiancate l'una all'altra, si aprono tutte su una piccola corte quadrata interna e sono arredate con mobili della nonna e tessuti a colori vivaci. Un'altra affascinante masseria, situata a pochi chilometri dal centro di Orvieto, é La tenuta il Gambero (ex convento). A pochi chilometri da Otranto si trova, inoltre, Cantele, una delle migliori cantine del Salento, dove fare acquisti speciali, come il Teresa Manara ottimo bianco, quasi introvabile altrove.
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