|
Post by do on Nov 17, 2005 21:26:00 GMT 1
C'è una tribù nell'Artico americano secondo la quale tutti gli esseri sulla Terra possiedono un'anima che è la forma in miniatura del corpo che la contiene: così che un daino ha dentro di sé un piccolo daino, e un uomo a sua volta un piccolo uomo. Quando l'essere grande muore, sopravvive quello piccolo: può trasmigrare in qualcosa che sta nascendo lì vicino, oppure recarsi a un luogo di sosta temporaneo nel cielo, nella pancia di un grande spirito femminile, dove attende finché la luna non potrà rimandarlo sulla terra. A volte, dicono, la luna ha così tanto da fare con le anime nuove del mondo che scompare dal cielo. Ecco perchè abbiamo certe notti senza luna. Ma, alla fine, la luna torna sempre, come noi tutti. Questo è ciò che loro credono.
|
|
|
Post by do on Nov 20, 2005 22:18:15 GMT 1
C’era una volta nel mondo che non c’è, una piccola piuma che tutti i giorni appena destata anziché dar il buongiorno diceva sempre: ”ma...uffi!” Tutto il creato stupito da tal verso adocchiando verso piuma borbogliava; ”chissà cosa vorrà dire… avrà forse un senso?” Fu subito interpellato dal sindaco del creato il più provetto scienziato che nel cielo si trovò. “Di tutte le parole mai sentite”, disse subito, questa è la più bislacca!” “Potrebbe essere un’esclamazione gioiosa; ma non vedo sorrisi” “Magari racchiude una smorfia dolorosa; ma non vedo l’espressione” “Probabilmente vuol essere un saluto; ma nessuno risponde” Piuma che silenziosa ascoltava ogni parola detta mosse lo sguardo verso terra, strizzò gli occhi e laddove il vento volava alto disse beffardamente; “ma...Uffiiii!” e da quel giorno non la si vide più.
|
|
|
Post by do on Nov 20, 2005 22:30:15 GMT 1
Un tè per te Ogni mattina si ripete la stessa storia. Gallo Giovanni ben parcheggiato sulla staccionata verde, canta stonato il risveglio generale nella fredda rugiada primaverile. Il campanile bussa ad ogni porta salutando il buon Dio con gioiosi rintocchi, per un‘umanità ancora legata nel soffice incanto di un sogno ormai alla fine. Un raggio di luce percorre lesto nelle persiane ancora chiuse, la distanza utile per colorar la stanza. Dal lato del cortile un giovane gatto sospira stanco nel ricordo soave della notte passata in compagnia, di una complice luna. Un rullo di tamburo echeggia improvviso… “Questa è la guerra, la guerra!” Dalla scatola imballata giù in dispensa, una vecchia bustina di Tè ammuffita si era lasciata fuggire con voce tonante la minacciosa frase. Dal frigorifero la risposta fu immediata. Un cartone di latte intero replicò indignato, sostenuto a gran voce da Rotolo, pacchetto di burro d’alta qualità: “chi osa chi osa”! Le incomprensioni tra Latte e Tè era storia antica. Il Tè, ricco di misture dai soffici profumi e dai delicati aromi, era ben cosciente d’essere di nobile provenienza. Si mormorava che ci fosse in famiglia addirittura un Lord Inglese. Il latte dal canto suo sapeva d’esser un alimento ricco con grandi estimatori in tutto il mondo, ma la genealogia era di certo proletaria. Non per niente amava spesso ripetere: “di cosa si nutrono tutti i cuccioli del mondo se non di buon latte?” I motivi della guerra erano semplici. Una mattina, per una banale distrazione, una goccia di latte era scivolata con profondo sdegno della stessa nella fumante tazza di un Tè in agguato. “Un vero atto terroristico” era stata l’immediata replica del portavoce del Tè, tale Zucchero, un tipo che andava in verità un po’ con tutti. “Un involontario incidente” era stata la versione della incauta goccia di latte. L’episodio fu accantonato in fretta senza farne per forza un incidente diplomatico. Finchè, un bel giorno, l’affronto si ripeté. Ben due gocce di latte finirono nell’involontario Tè sottostante. Lo scandalo ormai era inevitabile, la diatriba aperta. Torta Margherita si schiarì la voce cercando di non far notare che ultimamente era un po’ ingrassata e disse severa: “ Sono giorni che assisto alle discussioni... Il Latte è meglio del Tè, il Tè è meglio del Latte... senza mai una fine.” Torta Margherita, da vera massaia, sapeva ben impastare le sue maglie e continuò dicendo: “Latte e Tè è ora di finirla, la nostra è una comunità democratica e civile.” “Vi propongo una soluzione alternativa, una tavola rotonda dove discutere sulla controversia in atto, preseduta da una giuria imparziale e popolarmente eletta.” Torta Margherita si assestò un poco la panna e attese con fiducia la risposta. Il Latte oppose subito una mozione di sfiducia dihiarando che la tavola rotonda era da farsi esclusivamente all’interno del frigorifero, su una porzione di Parmigiano, motivi di sicurezza precisò. Il Tè bollì il suo stupore e con spirito di pacificazione accettò la proposta, incaricando il delegato Tè Freddo alla difficile mediazione. Il tempo passò in fretta senza incidenti e il gran giorno arrivò. Il servizio d’ordine fu affidato alla pasta, massicce cordate di spaghetti tenevano lontani i curiosi mentre il dibattito nella parte più interna del frigorifero era già nel vivo della discussione. “La parola al delegato Tè Freddo” esclamò Giudice Salame, un vero maiale d’essere, sempre unto e grasso ma buono con il pane. “Colleghi e stimatissimi delegati” iniziò Tè Freddo con fine diplomazia. “Siamo qui per decidere se è giusto che il Latte sia versato nel Tè”. Tè Freddo con gesto da vero commediante volse lo sguardo al cielo ed esclamò. “Potremmo forse noi mischiare il sacro con il profano?” Dal fondo del frigo una scatoletta di tonno ebbe un guizzo, le parole di Tè Freddo colpivano nel segno. Tè Freddo continuò nell’arringa… “Potremmo forse immaginare il Tè, bevanda ricca di storia, capace di stuzzicare i palati più fini e i nasi più sensibili, come un prodotto mischiabile con del popolare e grossolano latte?” Un forte brusio arrivò da un gruppo di Caprini ordinatamente seduti nello spazio riservato, per i formaggi. “Silenzio silenzio per favore!” Giudice Salame non ammetteva disordini nella sua aula. “Il Tè è una bevanda tradizionalista democratica e dagli alti valori morali.” Tè Freddo sapeva ben esercitare il suo mestiere… “Io chiedo che questa giuria dichiari l’assoluta illogicità di mischiare il Latte, alimento proletario, con il Tè, simbolo della più nobile aristocrazia.” La giuria popolare, composta principalmente da verdure e insalate varie, seguiva il dibattito con rara attenzione… Tè Freddo si asciugò la fonte carica di microscopiche gocce di condensa e con passo autarchico si mise al lato della sala, il suo intervento era concluso. “La parola al delegato Latte” disse Giudice Salame. Un cartoccio di Latte Intero percorse l’aula ancheggiando da un lato all’altro, con fare civettuolo, facendo ben vedere scritte sul retro il certificato di qualità e la data di scadenza. Latte Intero esordì nel più classico dei modi… “Vostra salamosa eccellenza, stimati colleghi” “Il Latte è universalmente riconosciuto come un alimento completo, indispensabile per la crescita, ricco di tradizione e storia.” “Dalla notte dei tempi, il latte è stato il principale ingrediente nella produzione d’alimenti genuini tradizionalmente contadini.” “Mi sarebbe fin troppo semplice avvalervi di simili argomenti per volgere il giudizio in nostro favore.” “Preferisco, invece, chiamare un testimone al di sopra delle parti.” Nell’aula il silenzio si tramutò in ghiaccio, la tensione era alle stelle. “Chiamo a deporre Messere Limone!” Nel giro di pochi secondi l’espressione di stupore generale coinvolse l’intera forma di Parmigiano, per non dire, tutto il frigorifero. Questo era un vero colpo da maestro! Tè Freddo, dal lato dell’aula ebbe una smorfia irritata ma restò in silenzio. Messere Limone, filosofo e statista di rare qualità, era universalmente riconosciuto per l’intelligenza schietta e inacidita da un carattere fin troppo esplosivo. “Amici miei”, disse Messere Limone con un lieve movimento dello spicchio destro. “Siamo qui riuniti per dettare delle regole, tra il Latte e il Tè”. “Ho ascoltato con attenzione le arringhe dei due rappresentanti, senza per altro, trovare argomentazioni decisive.” Messere Limone con fare inflessibile continuò… “La storia insegna che ogni cibo se ben mischiato e con gusto preparato renda la mano del cuoco strumento magico, di tanti prelibati manicaretti”. “La povera patata e il contadino Pollo diventano un esclusivo; Pollo e Patate fritte alla Riccardo II ” “L’insalate tutte volando sul racconto di una favola diventano; Insalate Fantasia. E Che ne dite di un’ottima; Mousse Au Chocolate ax Noissettes et au Whiskey?” (Messere Limone ogni tanto, alzava un pò il gomito...). “E per finire, vuoi tutti ben sapete, che non disdegno all’occasione un buon Tè al Limone.” Lattina di Coca Cola ben attenta ma troppo calorica e sensibile per resistere, protestò platealmente con sonore pernacchie gassose. Yogurt alla frutta con mossa fulminea s'avventò verso Messere limone, tentando di colpirlo con una scarica di fermenti lattici vivi senza conservanti. Fu fermato appena in tempo dal servizio d'ordine. La situazione stava per sfuggire di mano. "Signori! Signori! Calma! Ho faccio sgombrare l'aula!" Giudice Salame estrasse tutta la sua grassosità cercando di dar maggior incisione alle parole dette. Nulla. L'aula era scatenata. Insulti d'ogni genere scivolavano veloci tra cubetti di ghiaccio impassibili e marmellate arrossite. La frutta riposta al piano terra rotolò rapidamente verso il tribunale cercando di proteggere Messere Limone. In quel preciso istante come spesso enigmaticamente capitava la porta del frigorifero ebbe un sussulto. Tutti si bloccarono. Giudice Salame si accasciò senza far rumore sul tagliere di legno mentre ogni alimento in ordine sparso rientrò al proprio posto. Dalla porta socchiusa nel fascio di luce così creato una giovane mano colse tra le dita Ricotta, formaggio fresco dalla pasta morbida, che dallo spavento quasi s'inacidì. Un rapido sussulto e lo sportello del frigo si richiuse con un sinistro cigolio. Dall'interno però si udì chiaramente una voce urlare. "Ehi Signore cosa stai facendo?!" "Non ti prendere Ricotta!" Piccola mano pescata di sorpresa con un tremito lasciò cadere Ricotta che prontamente si sparse sul pavimento. Rumore di passi spediti un sobbalzo e il silenzio tornò sovrano. La voce vermiglia di un Barbera d'annata uscì senza paura dal vetro affumicato. "Amici miei", disse con voce tremante, "Ricotta non è più tra noi." Giudice Salame fu il primo che si mosse tra gli occhi attoniti di ogni membro del frigorifero. Un lungo istante di silenzio sorvolò ogni molecola presente ma si sa, la vita deve continuare. Il processo fu subito ripreso la giustizia non poteva fermarsi. "Giurati tutti", disse Giudice Salame. "Vi aspetta il compito più importate, giudicare con inflessibile imparzialità le arringhe delle parti opposte Cartoccio di Latte e Thè freddo." "Una raccomandazione signori Giurati, non fatevi influenzare dalle vicende occorse." Siamo tutti molto addolorati per la prematura scomparsa di Ricotta benemerito concittadino della nostra comunità, ma come ben sapete la data di scadenza era sul finire il suo destino già segnato." Il tempo trascorse in fretta. Tè freddo parlottava nervosamente con la parte più nobile di un prosciutto di Parma, mentre Cartoccio di Latte cercava di consolare Mozzarella amica in scadenza di Ricotta. All'interno della sala dei giurati il dibattito era animatissimo. Tutte le verdure erano divise da un unico dubbio: "il latte può convivere con il Tè?". Da un lato le parole di Cartoccio di Latte e di Messere Limone era ben chiare come, d'altro canto, anche Tè Freddo non aveva tutti i torti. Come risolvere? Quale era la risposta giusta? Il tempo passava inesorabile e alla fine il verdetto fu pronto. Tutti i giurati rientrarono nell'aula del tribunale. "Signori Giurati", disse solenne Giudice Salame, "avete voi raggiunto una sentenza?" "Si vostra Salamità!" Dissero con voce univoca. Il portavoce Lattuga lesse con voce emozionata da un foglio di pasta fresca. "Giudice Salame Signori voi tutti, valutata con attenzione ogni parola detta visti gli articoli di procedura della nostra costituzione e dopo 7 ore di congelatore, abbiamo raggiunto il seguente verdetto frutto di una semplice valutazione." "Nella penombra del luogo in cui viviamo è impossibile distinguere le sfumature d'ogni composizione alimentare." "Ne sentiamo gli aromi, in certi casi gli odori… (una leggera allusione verso Taleggio Stagionato, noto per il suo odoro aspetto, fu inevitabile)." "La mano del signore allorché sorge ad impugnare la vita spalancando un poco la porta del paradiso, fa che la luce infiltrandosi nel nostro mondo illumini ogni cosa." "Ogni aroma ed odore sorge dall'infinito vestendosi di tutte le sfumature del mondo." "Tè freddo si tinge del colore del sole." "Cartoccio di Latte sfuma nel vaporoso riverbero d'un ruscello di montagna." "Il nero diventa grigio il bianco sfiora il rosa, il giallo s'innamora del rosso." "S'intuisce che sono le differenti sfumature che ci rendono visibili al mondo intero e tutti figli della stessa luce." "Per questo decidiamo che il Latte possa essere mischiato al Tè, come la vita si mischia nell'arcobaleno di colori." L'intero frigorifero restò ammutolito, non una parola fu versata nel commento di così saggia sentenza. E da quel giorno, ogni volta che nel frigorifero giunge la luce, l'arcobaleno dell'alleanza tra il latte e il Tè brilla per alcuni secondi, ricordando la nobiltà e la parità dei diritti di tutte le sfumature del mondo."
|
|
|
Post by do on Nov 25, 2005 1:26:13 GMT 1
Tutte le mattinate che apparissero luminose oppure cupe, profumavano il risveglio all'aroma di caffè. Lo sguardo usciva timido al primo battere di ciglia, per poi farsi coraggioso spalancando la vita alla vista. Cestino Blu, come d'abitudine, era sempre il primo che da sotto la scrivania esordiva con il buon giorno, certo a modo suo, senza strafare. Piccolo, ma capace di assorbire ogni cosa, era un bel cestino colorato di blu. La scelta non era stata banale, per anni si erano susseguiti cestini d'ogni varietà; rossi, bianchi, uno persino nero, che di certo, non brillava per l’umore allegro. Entrando dall'ingresso del mercato dei cestini un bel giorno notai Cestino Blu adagiato in un angolo e ne rimasi colpito. Minuto e con la solita forma cilindrica, conservava all'interno un'energia coinvolgente che mi conquistò subito. Fu detto e fatto, pochi denari alla cassa e divenne l'inseparabile amico sotto la scrivania. All'inizio la convivenza si posizionò su un rapporto concreto; io scrivevo e lui archiviava. D'altra parte che cosa ci si poteva aspettare da un Cestino Blu? Un giorno però Cestino Blu pose una domanda che, nella sua ovvietà, mi fece quasi sorridere. Disse con tono solenne: "è mia questa giornata?" La risposta mi venne facile e quasi automatica: "no di certo!". Cestino Blu beffardamente annuì, facendomi sospettare di aver subito un inganno. Le giornate si susseguirono veloci precedute dalla stessa enigmatica domanda mattutina. "E' mia questa giornata?" Un bel giorno stufo di questa situazione passai all'azione; con mossa fulminea presi da sotto la scrivania Cestino Blu e lo depositai delicatamente sul tavolo. Eravamo allo stesso livello, Cestino Blu non si scompose, da vero signore quale era restò impassibile senza opporre resistenza sfidandomi apertamente. Ci osservammo intensamente per alcuni minuti fino a che d'improvviso, avvenne la magia. Nella stanza la luce sfumò l'ambiente in un blu soffuso mentre gocce d'inchiostro luminescenti sfrecciavano in ogni direzione. Cestino Blu sfavillava iridescente gonfiandosi a dismisura finché fragorosamente, come un vulcano appena risvegliato, eruttò fogli accartocciati spargendoli verso ogni direzione. Uno in particolare colpì l'attenzione aprendosi fragorosamente di fronte al mio sguardo. Al suo interno vidi chiaramente, come in un film, una giornata del passato. Il risveglio: con la solita domanda di cestino. La colazione: rapita dal frigorifero. La vestizione: sofisticato gioco di colori. La colonna d'auto: lenta e puzzolente. Il pranzo: mangiato in fretta al gusto di panino, e infine…quel sorriso dimenticato nel letto, la mano stretta delicatamente nel timore di scoprire l'amore, il sogno rimasto appeso su nel cielo, ad asciugare, nel foglio bianco mai scritto. Quanto ero stato stupido! Ecco il senso della frase di Cestino Blu! Quella era stata una giornata persa. Una giornata in cui avevo fatto scorrere il fiume della vita senza navigarlo, per timore delle rapide. Il mattino seguente, al risveglio, Cestino Blu mi affrontò con spavalderia. "Buon Giorno…" "E' mia questa giornata?" Trasformai il mio sguardo in un'espressione seria e senza timore risposi: "no Cestino Blu!" "Questa è la mia giornata!" Raccolsi il sogno asciugato in cielo, stirandolo un poco, estrassi dal cassetto un foglio bianco e attingendo dalla fantasia scrissi una favola. La favola di un Cestino Blu.
|
|
|
Post by do on Nov 25, 2005 1:30:12 GMT 1
C'era una volta un bambino che con il sorriso creava il mondo. Tutti i giorni soffiando sulla pelle il tepore del sole s'incamminava scorrendo tra i passi l'intero creato. Dall'alto del monte scorgeva l'indifferenza umana dalla profondità dell'oceano coglieva il sale della vita. Ad ogni passo l'incantesimo sbocciava in profumati fiori di lillà, nel turbine del vento l'aromatico impasto ribolliva nell'atmosfera carica di elettricità. Il sorriso mutava tenebroso e dal cielo un cavallo alato correva imbizzarrito sull'aurora del passato. Dal firmamento nel giungere delle tenebre, s'illuminava l'ingresso del paradiso invitando il bambino sulla vetta della serenità. Gesù questo era il suo nome, sorrideva all'intera umanità che grata un chiodo nella pelle gli conficcò. Dall'alto della croce mentre tra spine e lance acuminate il dolore cantava la melodia della morte il Signore gli mostrò un dono. Chinò l'espressione sulle palpebre ormai chiuse e baciandone l'immagine nell'uomo dei sogni lo trasformò. Da quel giorno nel giungere della notte quando la stanchezza vince la ragione ogni uomo sogna di un bambino che con il sorriso creava il mondo.
|
|
|
Post by Raimondo Luciani on Nov 25, 2005 19:56:31 GMT 1
Sei tu la leggenda!
|
|
|
Post by do on Nov 26, 2005 20:38:59 GMT 1
Il sole sbirciando impetuoso risvegliò ogni respiro seminando lucciole nel mondo intero. Gocce di rugiada scivolando scherzosamente dalle foglie più alte, ballarono raggianti rincorrendo ombre tra i giochi di luce. Nella parte più celata della terra, dove il sole stentava ad arrivare, un giovane bruco poltriva e sognava. Traspariva sfumature multicolori miscelando desideri e passioni, dove bianche nuvole s'incipriavano il naso mentre astuti lampi celavano tuoni terrificanti. Un raggio di luce, il più intraprendente, strisciando via nella terra sfiorò il piccolo bruco, che nel risveglio uno sbadiglio provocò. Bruco volse il pensiero alla madre terra nel buon giorno del mattino, mentre già presagiva un fremito sulla pelle. Nel cielo una nuvola di moscerini si radunò in fretta per osservare di quale magia si stesse recitando. Bruco non s'impressionò, assestò il vestito, colse l'espressione più seria di cui era capace e mosse timidamente un passo di danza roteando un poco. D'incanto ad ogni giravolta il fragile strato di pelle di cui era ricoperto si staccò mostrando al di sotto un'impalpabile e luccicante stola di seta. Prima si materializzò una pupilla finemente intarsiata sull'ala sinistra, poi un mosaico multicolore per amalgamare l'opera intera, ed infine un tocco di magia nella polvere più impalpabile che ci sia. Bruco si guardò con soddisfazione, mosse con grazia un leggero colpo d'ala, strizzò l'occhio al buon Dio che dal cielo l'ammirava e sorridendo orgoglioso volò via la più bella farfalla che ci sia.
|
|
|
Post by do on Nov 26, 2005 20:40:29 GMT 1
C'era una volta... Ebbene si, c'era una volta una rana di nome Tobia. Una rana giovane e forte di un bel colore smeraldo con due occhioni sempre umidi e sinceri. Viveva al margine dello stagno al lato della fattoria. Era nata li prima piccolo girino, poi ranocchietta e infine ranocchio. Aveva molte amicizie ma nascondeva nel cuore una passione segreta, era profondamente innamorato. Il suo era considerato un amore impossibile. Al centro dello stagno dove l'erba si faceva più alta viveva una gemma preziosa per Tobia. Elvira era un esemplare raro: umida al tatto, con un colore delicato e due timide antennine sapeva ritmicamente muoversi al passo di lumaca. Con Tobia girava per lo stagno cercando un pò d'intimità. Tobia saltava lentamente ed Elvira, la lumaca, metteva le ali per non perderne le tracce. Erano una strana copia. Elvira sfiorava Tobia con le antenne cercando di definirne la forma, in realtà nel contatto, provocava un fremito d'allegria all'umida pelle. Tobia gracidando lieve sussurrava dolci melodie d'amore. Così le giornate passavano serene e Tobia ed Elvira vivevano il loro amore impossibile. Un giorno d'estate una notizia sconvolgente irruppe nella comunità delle rane: alla fattoria degli uomini uno sfarzoso banchetto era in programma. Per soddisfare i palati più fini il cuoco aveva deciso di servire rane e lumache. La notizia arrivava da fonte sicura, Guglielmo, il topo di casa era un amico fidato. La rana più saggia dell'intero stagno e primo ministro della comunità parlò al popolo dello rane gracidando con voce alta e sicura: "cittadini e cittadine: alla fattoria degli uomini hanno deciso di offrire un sontuoso banchetto." "Per degnamente sfamare gli invitati serviranno come piatto principale: rane e lumache." Un'incauta mosca volò vicino al primo ministro distraendolo per un attimo nella lettura del proclama. Ripreso il controllo urlo con forza: "Raccogliete ogni energia e allontanatevi dallo stagno finchè la cena non sarà pronta!" "Per chi resta la morte è certa!" Ci fu un boato, il popolo delle rane e delle lumache preso dal panico si precipitò verso il bosco cercando la salvezza. Tobia restò fermo come impietrito, il suo cuore corse ad Elvira. Elvira era troppo lenta e lontana per sfuggire al tragico destino. Con una rapida serie di balzi si diresse verso il centro dello stagno. (Da lontano si udivano rumori di passi...) Con tutta la forza che aveva in corpo si mise a saltare verso l'amata Elvira il cuore presto arrivò in gola. Giunto al centro dello stagno la realtà si materializzò nel peggiore incubo che un cuore di rana potesse immaginare. Elvira insieme con altre rane e lumache era stata catturata, schiacciata in uno strano sacco legato alla cinta dell'uomo. Tobia si rese conto che quella era la fine, non avrebbe più sognato l'amore. Restava una sola cosa da fare: con un salto da vero campione si catapultò all'interno del sacco. Ora erano di nuovo uniti. Elvira toccò con le antenne Tobia provocando un fremito d'allegria all'umida pelle. Il suo Tobia si stava sacrificando per un atto d'amore. Pochi istanti ancora un tenero sfiorarsi e la vita di Elvira e Tobia finì per sempre in un piatto prelibato. Questa è la storia di Tobia ed Elvira la rana e la lumaca che per amore accesero uno smeraldo tra le stelle.
|
|
|
Post by do on Nov 29, 2005 21:55:08 GMT 1
Un bambino guardò una stella e si mise a piangere. Allora la stella disse: Bambino perché piangi? Allora il bambino disse: Sei così lontana non potrò mai toccarti. Allora la stella rispose: Bambino se io non fossi già nel tuo cuore tu non potresti vedermi....
John Magliola
|
|
|
Post by do on Dec 23, 2005 21:00:24 GMT 1
Rosella accese il cuore nella stella di Natale. Notte coperta dal freddo mentre la neve cadeva lenta fin dal primo mattino, riflettendo ghiacciata i colori dell'arcobaleno. Ogni fiocco fiorito nel giardino del firmamento rotolava felice dalla scampata solitudine, cercando la via più breve per un soffice atterraggio. Dall'alto del cielo era magnifico scorgere le casette con i camini accesi. Dietro alle finestre si nascondevano magici luccichii tra gl'alberi di natale. Nel riflesso della brace la luna, velata tra le nubi, giocava sbirciando dal comignolo la fiamma più civetta. Per Rosella non era il primo Natale, eppure era così eccitata. Aveva scritto la sua letterina affrancandola con un bacio li, dove l'indirizzo porta la firma del cuore. "Babbo Natale", era il semplice recapito. Il vento, amico sincero e veloce messaggero, si era subito imposto una tempesta per trasportare nel tempo il messaggio. "Caro Babbo Natale" sì leggeva… "Sono stata tanto buona in quest'anno passato, ho colto nella sincerità delle parole i fiori più belli senza strapparli dal giardino della vita." "Nell'acqua più pura mi sono lavata, prima di fare del mondo una parte mia delicata." "Sono stata rispettosa delle regole anche quando erano sgradevoli d'assimilare, cercano d'intuire nei giochi d'ombre, lampi di luce." "Caro babbo natale, non di regali sfarzosi e neppure di ghiottonerie vado cercando." "Vorrei tanto poter vedere da te il regalo più semplice che ci sia, che mi possa donar un pò di felicità." "Questo mi basterebbe…tua..Rosella." Babbo Natale mentre controllava la posta, lesse con attenzione la letterina. Era stesa con calligrafia incerta scritta a matita, con lettere grandi e mal disposte. Babbo Natale non ci fece poi caso, le sue piccole amiche spesso scrivevano incerte. Per un momento restò sorpreso, ma presto ci pensò bene. Infine decise, Rosella avrebbe avuto il regalo richiesto. Caricò tutto sulla slitta in un batter di ciglia,illuminandola col luccichio di una stella cometa. Fermò il tempo perché la notte di Natale non terminasse mai e volò via spinto dalle poderose renne. Ogni casa si strinse gioiosa nello scartare il regalo di Babbo Natale, abbracciandolo nel benvenuto più caro. Nella casa bianca si cantava allegri intonando al pianoforte melodie Natalizie, tra note bianche e nere. Nella casa nera si giocava mentre il tempo passava sul bianco soffio di un tè vaporoso. Nella casa gialla ci si baciava rasenti tra una bianca candela e la nera notte illuminata. Babbo Natale fiero della sua missione corse nel tempo consegnando tutti i doni. L'ampio sacco era ormai vuoto quando giunse il turno di Rosella. Rosella era coricata sul divano allorchè un rumore sordo gli annunciò l'ingresso di Babbo Natale. "Babbo Natale!" Esclamò con stupore. Nella stanza rischiarata dal calore del cuore una luce suffusa si rese padrona dell'ambiente intero. Babbo Natale scorse al lato suo destro una donna minuta dai capelli biondi e dal gran sorriso sincero. "Cara Rosella", proferì Babbo Natale. "Nella tua letterina mi chiedi di vedere il regalo più semplice che ci sia." "Quanto ho pensato, ma ogni volta che ne trovavo uno adatto, subito dopo ne sorgeva un altro più indicato." "Alla fine ho immaginato di parlarti, per intuire nel desiderio il dono." Rosella, con circospezione, si alzò dal divano appoggiandosi sul bracciolo. Si spostò lenta verso la voce sfiorando con le mani lo spazio vuoto. Fu solo in quel momento che Babbo Natale s'accorse, che i fiori del suo mondo eran solo profumati. "Ora comprendo" disse serio Babbo Natale, "quale regalo forgiarti." Prese per mano Rosella, sfiorò con il cuore il viso e con voce tonante esclamò. "Mia piccola amica, ti porto nel dono di Natale quel che più di semplice si possa vedere." "Ti porto il bacio di un amico nel tenero sfiorarsi tra le rose della vita." Si avvicinò al viso di Rosella e dolcemente la baciò sulla pelle. Dal volto una lacrima scese argentata, accesa dalla stella di Natale che brillava alta sulla cima dell'albero. L'intera stanza si tinse di tonalità blu mentre la polvere nell'aria scintillava gioiosa. Fu anche la prima cosa che s'accese negli occhi di Rosella, oltre allo sguardo paffuto d'un vecchio amico che ridendo allegramente volo via, nella notte più mistica che ci sia.
Buon Natale a tutti, Do
|
|
|
Post by do on Dec 23, 2005 21:16:31 GMT 1
Dal sapore del mare nel sale evaporato un delfino scostando melodico il velluto tra le onde, venne al sole curioso a porre un quesito. Scherzoso estrasse dai fluidi la pinna dorsale e in uno squalo si volle trasformare. Minaccioso scorreva sbiancando divertito onde increspate al vento che oscillando scapparono impaurite. Al primo slancio quando il cielo si mischiò riflesso, l'argento della pelle tradì il segreto e il mare d'incanto si quietò. "Mio piccolo delfino" disse il sole, "che vuoi sapere che io sappia dire?" Il delfino fattosi serio abbassò la pinna e fischiando un poco pronunciò: " luminescente sole vorrei avere ben chiaro perché nel profondo del mare dove la luce non giunge, non si possa creare un sole che brillando rischiari ogni angolo rendendo il fondo un cielo illuminato." Il sole un poco perplesso folgorò un istante e infine enunciò sorridendo: "giovane delfino i raggi del sole che viaggiano in cielo quando incontrano il mare, se osservi bene, trasformano l'abisso in uno scrigno colmo di gioielli." "Di stelle seminano la sabbia, di rossi coralli le rocce e di scintillanti meduse le correnti marine." "Dove lo scrigno si fa più cupo e la luce non arriva, li, di nascosto sfumano sogni colorati che di bolla in bolla trasformano ogni cosa." "Il delfino muta in una vezzosa sirena, le stelle marine in sfavillanti tizzoni ardenti e le scintillanti meduse in vagabonde comete." "Ogni sogno trova il sole rendendo il mare ricco d'amore." Un guizzo e in cielo eccitato il delfino salutò il sole calandosi veloce nell'abisso più tenebroso. S'avvolse nello scrigno da ogni lato, socchiuse gli occhi e addormentandosi felice sognò del sole il raggio colorato illuminando d'incanto l'intero creato.
|
|