|
Post by do on Apr 29, 2006 13:54:22 GMT 1
Allan Holdsworth / Alan Pasqua Group
Allan Holdsworth chitarra Alan Pasqua piano Jimmy Haslip basso Chad Wacherman batteria
Si tratta di un ensemble eccezionale capitanato da Allan Holdsworth e Alan Pasqua con le prestigiose collaborazioni di Jimmy Haslip (già con David Sanborn, Rod Stewart, Joe thingyer, Chaka Khan, Al Jarreau, John Scofield, Flora Purim & Airto Moreira, Roy Ayers, Lee Ritenour) e di Chad Wackerman (che si è fatto apprezzare per la lunga collaborazione con Frank Zappa). Riconosciuti tra i migliori al mondo nei loro rispettivi strumenti, Holdsworth e Pasqua sono due musicisti sempre pronti ad esplorare nuovi campi della musica e ad ampliare le loro conoscenze sperimentando nuove soluzioni.
La sonorità fusion sperimentale di Holdsworth e la sua bizzarra tecnica hanno rivoluzionato il modo in cui molti artisti come Carlos Santana e Eddie Van Halen sentono la chitarra. Allan inizia a studiare il sax passando a diciassette anni al suo strumento. Oggi Allan si può considerare tra i più importanti chitarristi jazz. Fece parte dei Gong e dei Soft Machine affiancando grandissimi della fusion come Toni Williams e Bill Bruford. Autore di uno stile inimitabile, giocato sulla progressiva metamorfosi della chitarra elettrica in un ibrido tra se stessa e il sintetizzatore.
Pasqua è un pianista dal tocco leggerissimo ed un raffinato compositore. Inizia a studiare pianoforte all'età di sette anni, suonando sia classico che jazz. Innumerovoli le collaborazioni, tra le tante Eddie Money's band, Bob Dylan's band, Pat Benatar, Ray Charles, Joe thingyer, Ry Cooder, John Fogerty, Aretha Franklin, Sammy Hagar, Al Jarreau, Elton John, Queen Latifa, Graham Nash, Bob Seger, Rick Springfield, Rod Stewart, The Temptations, Joe Walsh, Dionne Warwick e Phil Spector e ultimamente Carlos Santana.
|
|
|
Post by do on Apr 29, 2006 13:57:32 GMT 1
Tuck Andress chitarra Patti Cathcart voce
Tuck & Patti hanno cambiato pacificamente il mondo solo con voce e chitarra, la loro musica scatena delle passioni sconvolgenti. Attraverso una carriera dove jazz e R&B si fondono, il duo ha prodotto una musica dove sfiorisce delicatamente l’emozione, grazie all’unione completa della voce e della chitarra. Tuck Andress è nato in Oklahoma dove comincia ad imparare da solo la chitarra: “Ho preso delle lezioni di chitarra per pochi mesi con Tommy Crook. Mi ha aperto nuovi orizzonti in poco tempo, insegnandomi il suo modo di suonare canzoni. Ma è da solo che ho imparato di più, suonando con altri musicisti, imparando pezzi a partire da dischi, con tanto esercizio e sperimentazione. Presto la mia chitarra ed io siamo diventati inseparabili.” Dopo Tuck studia la chitarra classica presso la Stanford University. “Durante questo periodo ho studiato Wes Montgomery, George Benson, Jimi Hendrix e John McLaughlin's Mahavishnu Orchestra. Ascoltavo ogni album di jazz che mi capitava tra le mani, in particolari quelli di Miles Davis”. Patti Cathcart è nata a San Francisco e a sei anni sapeva già che sarebbe sempre stata una cantante: “Sin dall’inizio ho ascoltato tutti i generi musicali : Gospel, classical, jazz, soul, folk, blues, rock, country, e musiche di altre culture; di tutto. Il mio primo amore come cantante di jazz è stato, e sarà sempre, Ella Fitzgerald, ma anche Sarah Vaughn, Carmen McRae, Nina Simone e tantissimi altri mi hanno profondamente commossa, tali Joni Mitchell, Laura Nyro e cantanti di vari stili. A Love Surpreme di John Coltrane ha cambiato la mia vita. Stevie Wonder mi ha messa sulla via della scrittura di canzoni. L’album di Al Jarreau, "Live In Europe", è stato un momento chiave per me; quando l’ho sentito ho capito che aveva alzato il livello delle voci nel jazz e che dovevo ricominciare da capo. Mi ha spinta ad esplorare le possibilità di fare della bocca una percussione”. Tuck and Patti si sono incontrati nel 1978 in una band a San Francisco. “Ero già nella band, dice Tuck, e un giorno Patti venne per fare un’audizione. E’ entrata, ha detto ciao a tutti e ci siamo messi a suonare. Dopo solo pochi secondi ad ascoltarla cantare, ho capito che avevo trovato la mia anima gemella musicale.”
|
|
|
Post by do on Apr 29, 2006 14:02:09 GMT 1
Ronnie Jones è uno dei cantanti più originali e versatili della scena europea.
Scoperto dal talent scout Alexis Korner (biografia di Harry Shapiro con ringraziamenti speciali a thingy Heckstal-Smith dei Colosseum) negli anni 60, è giunto al successo in Italia proprio grazie a questa sua versatilità con la canzone “Rock Your Baby” e successivamente come attore di teatro facendo parte con Renato Zero, Teo Teocoli e Loredana Berté del cast dello scandaloso (per quei tempi in Italia) musical “Hair”.
Ronnie è nato a Springfield nel Massachusetts il 14 settembre 1937 e, dopo il diploma di scuola media superiore, ha girato il mondo grazie agli USAF giungendo in Inghilterra dove ha inizio la sua storia.
Alexis Korner ha fatto conoscere Ronnie al giovane manager Ronan O’ Rahilly (fondatore di Radio Caroline). In quel periodo Alexis, che creò i Blues Incorporated di cui facevano parte Cyril Davis, Johnny Parker, Jack Bruce e un giovane batterista di nome Ginger Baker, alternava vari cantanti: Rod Stewart, Long John Baldry e un giovanissimo Mick Jagger che ha poi proseguito con i suoi Stones.
Qui Ronnie, per la prima volta in tutta la sua vita, ha registrato, “The night time is the right time” di Ray Charles e “Drifters’ Money Honey”. Questi sono stati giorni gloriosi.
Dopo il servizio militare, Ronnie torna in Inghilterra dove si unisce a Mick Eves e a John Mclaughlin per formare i Nightimers che hanno resistito sei o sette mesi soltanto.
La band successiva è stata quella dei Blue jays con Roger Dean (ideatore di cover per YES e Osibisa). Questa band è rimasta unita abbastanza per farsi conoscere in Francia e Germania.
Dopo lo scioglimento del gruppo, Ronnie incontra Chester Simon (bassista dei Q Set con Tony O’ Malley, noto come KOKOMO). La band prese il nome di un club giamaicano di Paddington dai ritmi ska e reggae, chiamato Q Club. Q perché per entrare occorreva starsi in coda a lungo per entrare. La band fece diversi tour in Francia e in Italia. Durante uno degli ultimi tour in Italia, che è durato 3 mesi, la nostalgia di casa portò la band a sciogliersi.
Ronnie non sapendo che fare senza musica o un lavoro decide di fare l’audizione per il ruolo di Hud nella Rock Opera Hair. Gli andò bene.
Nel 1970 con lo stesso cast di Hair fa parte dello lo spettacolo teatrale Orfeo 9 di Tito Schipa jr., e trasformato nel 1973 in un film televisivo.
Questa situazione durò circa 10 mesi, ma alla fine non ci furono altri musical né altre possibilità per cantare... Infine trovò lavoro in un club come DJ. Questo lavoro gli si addice di più, ma è ben lontano dalla celebrità.
Ronnie si ritrova a lavorare per la radio italiana RAI, raggiungendo la celebrità a Radio 105, 101, RTL e 105 Classics e subito dopo in televisione su Canale 5 con la trasmissione Pop Corn (con Augusto Martelli) e con Maurizio Costanzo (come DJ showman a Buona Domenica).
Passiamo agli anni 80, quando la disco music è ai massimi livelli…
Ha inciso 4 album con Jurgen Korduletsch (di cui uno con Claudja Barry) grazie ai quali é entrato nelle classifiche europee. In Canada ha raggiunto il primo posto nelle classifiche di vendite con il singolo “Soulsister”. Gli album sono: “Looking for action”, “Me and myself”, “Fox on the run” e “Games” che comprende “Video Games”, sigla del programma televisivo Pop Corn.
L’ultimo CD inciso è “The man” (prodotto da Al King Music) venduto solo tramite Internet.
Nel periodo che va dagli anni 80 ad oggi, Ronnie è entrato a far parte di ben tre diverse band.
La prima Blues After Dark, la seconda Seven40 (con cui ha inciso “The Man”) ed infine la band con la quale si esibisce ancora oggi The Soulsyndicate.
In qualità di compositore è autore di più di 200 canzoni. Ronnie è solito affermare che ne ha vendute solo un paio: una a Zucchero Fornaciari, ossia “Bambino io bambino tu”, l’altra è “Let’s all dance” per i Band of Jocks,ma ce ne sono altre come “Me and myself”, “The man”, “I wanna make a wow” e “Welcome to the party”. Ha poi scritto “Corinna’s Blues in G” ed infine “Wake up reggae”, una canzone a supporto della pubblicità Fiat Doblo che divenne un successo in Germania e in tutta Europa (composed by Flavio Ibba mago musicista per la pubblicità).
Ronnie Jones, attualmente in studio per la preparazione del suo nuovo disco, è molto attivo nel Live con un repertorio Soul Funky e R&B che ripercorre gli anni della Motown, dei Seventie’s e di cui lui è la maggior figura rappresentativa in Italia, esibendosi in numerosi concerti, convention, feste di piazza. Intensa anche la sua presenza nella musica Gospel al fianco di voci come Joyce E. Yuille, Barbara Evans e Julia St.Louis.
|
|
|
Post by do on Apr 29, 2006 14:04:11 GMT 1
Dopo aver visto quasi per caso un concerto di Lou Reed, Suzanne sogna di diventare una cantautrice famosa: armata solo di voce, chitarra e coraggio, di lì a quattro anni, farà registrare per due sere di fila il tutto esaurito alla Royal Albert Hall di Londra. A forza di passaparola fra i fan e di recensioni lusinghiere sui giornali locali, si è conquistata l’attenzione delle major e un contratto con la A&M Records, e nel 1985 è uscito il suo primo album, Suzanne Vega (prodotto da Lenny Kaye, già chitarrista di Patti Smith): il successo è stato immediato e i critici l’hanno acclamata come capostipite di una nuova scuola folk femminile e raffinata. Il secondo album, Solitude Standing (1987), trainato dal singolo "Luka" (la storia, raccontata in prima persona, di un bambino vittima di violenze familiari), scala le classifiche di tutto il mondo. Le canzoni di Suzanne Vega affascinano per il tono intimista e la potenza emotiva unite all’estrema sobrietà del suono e della struttura (il suo stile è stato paragonato al minimalismo di Raymond Carver); eppure sarà la rilettura in chiave dance di "Tom’s Diner" ad opera di un duo inglese a dare un ulteriore contributo al successo planetario del singolo pezzo e dell’album. I successivi tre lp, Days of Open Hand (1990), 99.9 F° (1992) e Nine Objects of Desire (1996) non hanno eguagliato la popolarità di Solitude Standing; ma pubblico e critica continuano a riconoscere Suzanne Vega come una delle autrici più ispirate e influenti della scena cantautorale americana. Nel 1999 Suzanne Vega ha raccolto nel libro The Passionate Eye racconti più o meno autobiografici, canzoni inedite e poesie (che spesso legge sul palco nel corso dei suoi concerti: nell’autunno del 2000 ha tenuto addirittura un breve tour italiano di veri e propri reading poetici). Songs in Red and Gray, e’ uscito nel settembre del 2001
|
|
|
Post by do on Apr 29, 2006 14:07:41 GMT 1
Ahmad Jamal fa parte dei jazzmen che non hanno età, possiede la maturità di uno che non ha niente da dimostrare, e niente potrebbe turbare l’ovvietà della sua musica. Jamal è senza dubbio, con Oscar Peterson e Bill Evans, il più influente leader di trio del jazz moderno; uno di quelli senza i quali Miles Davis e McCoy Tyner non sarebbero stati ciò che sono o sono stati. La sua influenza è sempre più presente sui giovani pianisti. Con questo suono unico, queste idee limpide, questi attacchi percussivi, queste successioni di note cristalline, questo suo modo di esplorare tutti i registri della tastiera, questa sua capacità di sorprendere l’ascoltatore, Jamal ha scritto qualcuna delle più belle pagine della storia del jazz. « La vita, come la musica, è né lineare né semplice. E’ una storia. Ogni volta che faccio un concerto, non mi preoccupo affatto della tecnica, ma di una cosa sola, ovvero raccontare la mia storia. E ci sono tante cose da dire…”. Nato a Pittsburgh nel 1930, Jamal inizia a suonare il pianoforte a tre anni. “La musica ha deciso per me. E’ venuta da me. Mi ha trovato lei, e non il contrario. Avevo tre anni, e mi sono messo al pianoforte. Ecco ! A quell’età le decisioni non si prendono, è l’istinto che mi guidava. I miei hanno realizzato questo mio talento, questo dono. Ho seguito delle lezioni per nutrirlo. Per risparmiare un po’ di soldi mia mamma andava a piedi piuttosto che prendere i mezzi!” Nel 1949 forma il suo primo trio, The Three Strings, con Ray Crawford alla chitarra e Eddie Calhoun al basso. Suona al Blue Note di Chicago, a New York, e l’etichetta Okeh gli fa registrare i suoi primi dischi. Nel 1956 Jamal forma un nuovo trio. Sostituisce la chitarra con la batteria e inizia a porre le basi di una nuova estetica, rivoluzionaria in quanto accorda un’importanza uguale a tutte le tre voci del trio. Bill Evans, Red Garland (spinto dal suo leader Miles Davis), George Shearing o Jacky Terrasson hanno ascoltato attentamente questo modo di costruire il trio. Con Israel Crosby al basso e Vernell Fournier alla batteria, Jamal inventa il trio moderno. Il trio storico registra nel 1958 l’album-cult ‘But Not For Me’ che rimarrà 108 settimane tra le dieci migliori vendite di dischi. E’ un periodo di intensa attività: il trio va in Tour e registra senza sosta. Jaml si fa costruire un club-restaurant, crea la propria etichetta discografica… Ma improvvisamente, la macchina si ingrana : Jamal divorzia, chiude il suo Club, i suoi musicisti lo lasciano per altre formazioni. Ahmad parte per un viaggio in Sud Africa, in Sudan, il silenzio fonografico si installa, la sua carriera rallenta. Nel 1985 tuttavia, il percussionista Jack Dejohnette gli dedica una composizione sul suo album ‘Piano Album’. Una dedica che corrisponde al ritorno di Jamal, come lo dimostrano la sue registrazioni negli anni ottanta per Atlantic. Adesso, a settant’anni, Ahmad Jamal si interessa esclusivamente alla struttura e ad epurare le sue composizioni. Se uno gli chiede il suo ‘credo’ artistico Jamal risponde : “Riflettere, come in uno specchio, la creatività, è tutto ciò che può fare un creatore”.
|
|
|
Post by do on Apr 29, 2006 14:10:17 GMT 1
Il suo stato come mito della chitarra è indiscusso. ‘E un maestro internazionalmente riconosciuto a cui hanno dedicato innumerevoli pagine nelle riviste musicali nelle ultime tre decadi, Al Di Meola si rivela come compositore ed esecutore di una grazia profonda e di un delicato lirismo. Nato in Jersey City, nel New Jersey, il 22 Luglio del 1954, è cresciuto con la musica dei Ventures, dei Beatles e di Elvis Presley. La batteria è stato il suo primo strumento, ma già all’età di otto anni l’aveva abbandonata per la chitarra. Una grande influenza sulla sua musica durante i suoi anni formativi l’ha avuta quella mescolanza ibrida tra il rock e il jazz che fu nota come fusion. Il chitarrista Larry Coryell, che più tardi Al chiamò il padre della fusion, divenne un particolare punto di riferimento per lui. Nel 1971 Al si iscrisse alla Berklee School of Music a Boston. Prima del secondo semestre stava già suonando in un quartetto fusion guidato dal tastierista Barry Miles. Erano i primi mesi del 1974 quando Al ricevette una chiamata da Chick Corea. Return to Forever seguì una settimana di prove con la band di Corea battezzando il debutto di Al Di Meola con i RTF al Carnegie Hall. La notte successiva ha suonato davanti a una folla di 40,000 persone in Atlanta. E' rapidamente diventato una stella del jazz.
|
|
|
Post by do on Apr 29, 2006 14:12:55 GMT 1
Cedar Walton piano David Williams contrabbasso Joe Farnsworth batteria
Texano di Dallas, Cedar Walton ha 70 anni ed un carisma raro. Il suo nome e’ legato ad uno dei piu’ classici piano trio del jazz moderno, un trio che qualsiasi solista o cantante vorrebbe avere dietro di se’, ma anche un piccolo grande gruppo compiuto e perfettamente funzionale. Piu’ ancora, Walton e’ l’ espressione al piu’ alto livello possibile di una formula e di una concezione della musica che fa del bebop e delle sue evoluzioni successive il crocevia del jazz di ogni epoca. La sua educazione musicale artistica parla chiaro: a partire dal trasferimento a New York nel 1955, poco piu’ che ventenne, frequento’ i musicisti simbolo del bebop. Fu con il sestetto di J.J. Johnson, poi con il Jazztet di Art Farmer e Benny Golson per approdare infine nei Jazz Messengers di Art Blakey (con i quali sarebbe ritornato per un secondo capitolo nella prima meta’ degli anni Settanta). La sua attivita’ di freelance intanto era frenetica (di solito, i musicisti bravi sono sempre impegnati) ed il lavoro in sala di incisione, per Blue Note e Prestige, intensa. Nel 1975 usci’ il primo disco del suo gruppo Eastern Rebellion, una rivisitazione del bop in chiave moderna, in cui avrebbero militato, di seguito, sassofonisti come George Coleman e Bob Berg. Per tutta la sua lunga carriera pero’, Cedar Walton si e’ identificato nella formula del piano trio, che ha sempre praticato e con grandissima soddisfazione. Anche perche’ i suoi compagni di avventura sono stati per lo piu’ di altissima caratura, come i contrabbassisti Sam Jones, David e Buster Williams e, fra i batteristi, il grande, indimenticato, compianto Billy Higgins. Infine, non bisogna trascurare il fatto che Walton sia un notevolissimo compositore, come testimoniano temi che sono diventati con il tempo classici del jazz frequentemente riproposti: Bolivia, Mosaic, Ugetsu, Maestro.
|
|
|
Post by do on Apr 29, 2006 14:16:06 GMT 1
Chucho Valdes è una delle figure seminali del latin-jazz attuale. Il pianista cubano fonda nel '73 il gruppo Irakere, uno dei più importanti nella fusione di jazz, rock e ritmi afrocubani per poi suonare con le all-stars di Dizzy Gillespie e Stan Getz. E’ oggi al centro dell' esplosivo revival della musica latina, dalla salsa al mambo fino a ripescare tutte le forme più arcaiche delle danze in voga sull'isola di Cuba. Ma Valdés, pur facendo tesoro di tutta la cultura afrocubana rimbalzata negli anni dall'Havana a New York e ritorno, ha assimilato anche molto jazz di scuola be bop. Tra i maestri del piano jazz, Chucho adora i "classici" Art Tatum, Duke Ellington, Erroll Garner, Bud Powell e Hank Jones, ma anche i più moderni Bill Evans, Cecil Taylor e Keith Jarrett. E' anche lui un virtuoso della tastiera, capace di rimescolare tutte le sue esperienze cubane e americane degli ultimi decenni con un emozionante gusto della citazione. Accompagnato da due torrenziali percussionisti, Chucho Valdés alterna brani suoi, classici della musica latina come ‘El cubanchero’, ‘Los caminos’ e perfino ‘But not for me’ di George & Ira Gershwin, tutti rivissuti in chiave latino-americana. Un'impresa tra il frastornante e il vertiginoso, come solo un campione del jazz e del pop più enciclopedico potrebbe fare.
Dionisio Jesùs "Chucho" Valdès Rodriguez piano Mayra Caridad Valdès Rodriguez voce Juan Carlos Rojas Castro batteria Yaroldy Abreu Robles percussioni Carlos Emilio Morales Tabares chitarra Lazaro Rivero contrabbasso
|
|
|
Post by do on Apr 29, 2006 14:21:20 GMT 1
Joe Zawinul tastiere e voce Alegre Correa chitarra Linley Marthe basso elettrico Nathaniel Townsley batteria Jorge Bezerra percussioni Aziz Sahmaoui voce e percussioni Ana Paula Da Silva voce
Nato a Kirkbach, in Austria, il 7 luglio 1932, Joe Zawinul decide di trasferirsi nel 1959 a New York, dove suona con Maynard Ferguson e Dinah Washington, all’epoca una delle vocalist più ricercate in assoluto. A partire dal 1961, per quasi nove anni, Zawinul entra a far parte della band del sassofonista Julian “Cannonball” Adderley. Alla fine degli anni Sessanta Joe Zawinul, ormai uno dei più famosi pianisti del panorama jazzistico mondiale, avvia un rapporto di collaborazione con Miles Davis. Sono gli albori della nuova era della “Fusion”, della quale Zawinul costituisce uno dei veri fondatori. Dopo aver pubblicato il suo primo album solista nel 1970, Zawinul fonda assieme a Wayne Shorter i Weather Report, band che ha esplorato ogni angolo della musica, rifiutatandosi di sottomettersi ad uno stile unico e ripetitivo. L’album Heavy Weather (1977), nel quale compare tra gli altri il famossissimo brano “Birdland”, viene votato come miglior disco dell’anno negli USA, vendendo ben 400.000 copie nel solo primo anno di pubblicazione. Il doppio LP dal vivo 8:30 vince il prestigioso Grammy Award come miglior disco del 1979. Nel 1988, esce il primo album, 'The Immigrants', della sua nuova band, lo Zawinul Syndicate, inizialmente caratterizzato dalla presenza del chitarrista Scott Henderson e di Gerald Veasley. Il suo ultimo disco è 'Faces&Places' (ESC Records), frutto di un lungo viaggio intorno al mondo in compagnia di un folto gruppo di musicisti, per catturare al meglio profumi e colori di faccie, paesi, luoghi: dalla Tunisia alla Nuova Caledonia, dall'India alla Russia.
|
|
|
Post by do on Apr 29, 2006 14:24:57 GMT 1
Richie Havens é una leggenda vivente, un menestrello che incanta i suoi spettatori sin dai tempi del più grande rock festival mai realizzato, Woodstock. Ha registrato più di venticinque dischi in trentacinque anni, suonando le sue canzoni ed interpretando Beatles e Dylan, durante una vita trascorsa on the road. Emerge negli anni Sessanta da Bedford-Stuyvesant, turbolento quartiere, ed arrivò presto al Greenwich Village. La sua avventura musicale continua fino ad oggi. La sua è una voce straordinaria, intatta, con un caratteristico timbro da songwriter senza tempo.
|
|
|
Post by do on Apr 29, 2006 14:29:28 GMT 1
Toots Thielemans é considerato ovunque come uno dei più importanti musicisti al mondo. Grande figura del jazz è riuscito, parole sue, a far vivere il suo piccolo strumento in quel piccolo spazio che c’è tra una lacrima e un sorriso. Dal giorno in cui, durante l’occupazione nazista del Belgio, racconta scherzosamente Thielemans, rimane vittima del “virus” del jazz ascoltando un disco di Luis Armstrong, non c’è momento in cui non si sia dedicato alla musica afro-americana. Dopo il suo primo tour europeo con Benny Goodman, le collaborazioni sono prestigiose: Charlie Parker, George Shearing, Ella Fitzgerald, Quincy Jones, Bill Evans, Jaco Pastorius, Natalie Cole, Pat Metheny, e in seguito anche Paul Simon o Billy Joel. Anche il cinema non se lo lascia sfuggire ed ecco che la sua armonica sottolinea le sequenze di parecchi film, di cui ne segnalo alcuni con relativi registi: Un uomo da marciapiede (J.Schlesinger), Getaway (R.Donaldson) e Sugarland Express di Steven Spielberg.
|
|